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Eremo SS. Salvatore
dei Camaldoli

SS.Salvatore dei Camaldoli

Napoli

L’Eremo è stato fondato nel 1585 nel punto più alto dei Campi Flegrei, su una collina  (m. 485 s.l.m.) da cui si gode un bellissimo panorama di Napoli e del suo golfo. Il complesso monastico rispecchia i canoni dell’architettura cinquecentesca del tardo Rinascimento campano e la Chiesa barocca, a una navata, ha dipinti e affreschi di importanti pittori del XVII secolo.
Accanto alla Chiesa inizia un vialetto che porta alle celle e agli orti dei Monaci, mentre un altro sentiero conduce al Belvedere dei Camaldoli.
Oggi lo storico cenobio è retto dalle Suore di S. Brigida che offrono ospitalità e accoglienza secondo l’attitudine ecumenica del loro Ordine. I fedeli possono partecipare all’ufficiatura monastica delle Lodi e dei Vespri.

www.brigidine.org

 

Come arrivarci:

IN AEREO: arrivo all'aereoporto di Napoli e da lì servizio di taxi.

IN TRENO: arrivo alla stazione ferroviaria di Napoli e da lì servizio di linea (filobus) o taxi.

IN AUTO: Autostrada A1 uscita Napoli, prendere la Tangenziale di Napoli in direzione Fuorigrotta uscita N.8 (Camaldoli). All'uscita percorrere via Jannelli e successivamente Via S. Ignazio di Lojola fino all'incrocio con Via
dell'Eremo. Svoltare quindi a sinistra e percorrere tutta la strada (in leggera salita) fino all'ingresso dell'Eremo, situato alla fine della strada.

 

I CORSI

31 agosto / 5 settembre

CECITA’ E VISIONE
Metafore della conoscenza e re-visioni acustiche della complessità

Prof. A. DE ROSA - Prof. R. SCHIAVO

Molte storie delle immagini insistono sulla luce e sul tema del visivo, quali elementi generatori dell’este¬tica figurativa occidentale. Partendo dal mito della caverna platonica, per poi passare allo studio della camera oscura, il corso rintraccia un sentiero alterna¬tivo in cui le opere di Robert Motherwell, le installazioni di James Turrell, i dipinti di Marco Tirelli, le fotografie di Abelardo Morell e di Hiroshi Sugimoto, solo per citare alcuni degli autori analizzati, sem¬brano stringere un legame perturbante e inedito con le immagini preistoriche, con alcune forme di cecità congenita o acquisita e con i disturbi ottici degli acromati polinesiani, suggerendo che forse, per vedere meglio la realtà, sia necessario chiudere i propri occhi, imparare a sentire le forme vitali dell’immaginazione e di quanto possa emergere da una più attenta e accurata re-visione della dimensione umana, da intendersi come ampio processo sensazionale e nuova alleanza sensoriale con l’orecchio. Le tematiche legate alla cecità e al vedere, come potenti metafore della conoscenza umana, saranno qui indagate non solo figurativamente, ma anche acusticamente, in forma di laboratorio esperienziale, grazie alle sollecitazioni che l’intelligenza musicale offre ancora al mondo dell’intuizione con le sue straordinarie architetture relazionali, dove la logica dei contrasti predomina la scena pensiero-azione per procedere verso la più elegante bellezza. L’intero corso assumerà così l’aspetto di concerto in due tempi (mattina e pomeriggio) per occhi e orecchie da direzionare altrove col benestare del cuore.

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